I MORTI? LI SPOSTIAMO NOI...

17.02.2014

Romanzo sull'attentato dell'ARNODERA in Valdisusa da parte dei Partigiani della Valsusa contro il Nazifascismo, raccontato da un protagonista in una occasione molto particolare.


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L'idea di questo libro è nata dalla voglia di scrivere una bella storia e raccontarla in modo "diverso", un modo pensato di scrittura, poi facendo ricerche ho incontrato tanti personaggi ricchi di fascino e storia, che hanno combattuto in questa valle per la libertà! Ma in particolare mi ha colto l'ispirazione un prete, al secolo don Francesco Foglia, per tutti soprannominato don Dinamite. Quale miglior stimolo per uno scrittore che vuole romanzare questi fatti. Don Foglia è stato un eroe sconosciuto, ma che ha saputo essere persona retta, ben vale la motivazione alla medaglia d'argento ricevuta: 

«Cappellano di formazione partigiana con la parola ne sorreggeva la fede, con l'esempio ne animava l'entusiasmo e le virtù militari, seguendola in combattimento. Arrestato, trascorreva lunghi mesi in vari campi di concentramento ove sapeva mantenere alto, tra gli internati, lo spirito di italianità» 

-10 aprile 1967-

Tante altre persone s'incontreranno nella lettura di questo romanzo, sono tutte persone vere o ispirate da altre che hanno fatto cose meravigliose per il nostro paese, poi mettendosi in disparte come il nostro protagonista. Egli ha saputo vivere una vita onorevole, ma, come il finale del libro insegna, non basta. Questo libro è dedicato a tutte quelle memorie storiche che hanno saputo vincere una guerra, ma non se ne sono mai vantati!




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La Valdisusa è prepotentemente venuta alla ribalta per i fatti relativi alla protesta contro la TAV, il Treno ad Alta Velocità, progettato per il collegamento con la Francia e che ha generato il movimento di protesta NO TAV fattosi ben conoscere oltre i confini della valle.
Non si vuole, in questo libro, indagare sulla convenienza o meno di questa infrastruttura, ma forse dare una spiegazione alle cause di questo movimento. Eppure la valle non è solo Movimento è anche Turismo, Sport invernale, Enogastronomia, Storia e tanta Solidarietà.
Terra di Resistenza e proprio partendo da un fatto realmente accaduto il romanzo crea una storia "ricordata" che non è una ricerca di parallelismi tuttavia coincide con alcuni punto di contatto.
Forse è proprio questo che caratterizza la valle, la testardaggine dei montanari e il loro attaccamento alla terra.
...ma questa storia è solo un romanzo! 


PREFAZIONE LIBRO DI CLAUDIO CANTORE -

di Bruna Bertolo

Chi conosce Claudio Cantore, scrittore valsusino appassionato di Storia, apprezza sicuramente anche il suo spirito di combattente: nel suo DNA, accanto all'amore per le parole scritte, il richiamo alle battaglie sociali, ambientali, civili, assume una rilevanza assoluta.

E' da questa osservazione che si può partire per qualche riflessione sull'ultima opera letteraria di Claudio Cantore, dal titolo "I morti? Li spostiamo noi....". Una storia di racconti di Partigiani che ci accompagna fino ai giorni nostri in una Valdisusa alle prese con il problema TAV, questi fatti affiorano prepotentemente in cui invenzione e realtà si fondono in un insieme di assoluto fascino.

La Valle di Susa, con la sua Storia di ieri e di oggi. Con le battaglie partigiane e le battaglie dei militanti No/Tav. Una Valle che non si piega, che trova nella sua capacità di reagire la forza stessa della sua vitalità.

Attraverso il racconto di un "vecchio" partigiano, Cantore porta in scena i valori della Resistenza, i momenti della lotta, le fatiche delle "battaglie", i piani qualche volta ingenui che spesso suscitano anche il sorriso. Ci conquista, con l'audacia e insieme la spavalderia tipica di chi ha sedici anni, il protagonista: "l'inizio della guerra mi ha incontrato alle elementari.... a fine mi vedrà partigiano combattente, sfilare a Torino il 25 aprile".

Attraverso i suoi occhi, le sue azioni, le sue ansie, le sue emozioni si pongono davanti a noi pagine indimenticabili della Resistenza vissuta in Valle e il sabotaggio al ponte dell'Arnodera rappresenta in un certo senso il simbolo stesso di una Valle resistente che non si piega di fronte alle minacce, al rischio. E che combatte.

Proprio nel racconto di questo storico fatto, avvenuto il 29 dicembre 1943, ("l'Arnodera il mattino di fine dicembre non esisteva più"...), Claudio Cantore rivela la straordinaria capacità di ricamare trame sottili e di disegnare personaggi, situazioni, con quel tono garbato e sottilmente velato di ironia che ci fa sorridere. La descrizione di come la preziosa e pericolosa dinamite venga nascosta sul carretto trainato dal mulo e... ammantato di prezioso (ai fini dell'attentato!) liquame, che diffonde il suo pungente olezzo nell'aria ammantando anche le persone, è una bella pagina di scrittura, densa di sottile humour. Con quel mulo che, spaventato dagli spari dei tedeschi, tenta in ogni modo di svincolarsi dal carro e solo un provvidenziale pugno del coraggioso "Gino" riesce a calmare! Entrare nel vivo dell'azione significa anche questo....

Fu davvero "entusiasmante" per la causa partigiana il sabotaggio dell'Arnodera! Le ferrovie erano infatti diventate il bersaglio numero uno: era importantissimo cercare di interrompere la linea ferroviaria Torino-Modane per impedire la circolazione dei convogli militari tedeschi verso il territorio francese. La distruzione del ponte dell'Arnodera, poco a monte della stazione di Meana di Susa, impedì per oltre tre mesi il traffico ferroviario, con grave disagio per i tedeschi, e fu uno dei momenti più esaltanti della lotta partigiana del primo periodo. L'esplosivo usato per il sabotaggio proveniva dalla Nobel e gli uomini impegnati in quell'operazione dimostrarono quanto coraggio ed astuzia fossero determinanti per ottenere risultati strategicamente validi. Una pagina di storia molto particolare, dunque: il comando tedesco di Torino definì l'atto un'opera d'arte, riconoscendolo come il più importante fra quelli compiuti dai "banditi" (così vennero definiti inizialmente i partigiani) nelle zone da loro occupate in Europa.

Sfilano attraverso i racconti dell'ex partigiano anche momenti e personaggi di storia valsusina successivi all'epoca resistenziale, come il riferimento alla storia di Marco, (figlio di un personaggio politico molto celebre), che nei terribili anni di piombo, "partecipò alla costituzione del gruppo Prima Linea, gruppo terroristico separato dalle Brigate Rosse", scrive Cantore, "molto radicato in Valdisusa".

Il racconto si snoda sempre in modo lieve, anche grazie ad una forma linguistica molto particolare: frasi brevi, spesso apparentemente interrotte, capaci di invitare il lettore a proseguire, con una lettura resa più semplice ed agevole grazie a questo accorgimento scelto dall'autore.

Leggere la Storia con la S maiuscola anche attraverso le rivisitazioni romanzate non può che fare bene. E Claudio Cantore dimostra di saperci condurre per mano, in queste rivisitazioni di momenti e di emozioni, con grande abilità.

BRUNA BERTOLO


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