IL SILENZIOSO BATTITO D'ALI DELLE FARFALLE
Storia di una farfalla schiacciata in piazza Tien An Men
Gli scienziati affermano che il battito d'ali di una farfalla può generare un tornado in un altro continente.
Le migliaia di ali che hanno battuto l'aria insieme il 4 giugno del 1989 in Piazza Tien An Men hanno generato un uragano che ha spazzato via un impero, distrutto un muro che divideva il mondo, generato la fine di una guerra fredda.
Ma la paura di questo battito d'ali ha cancellato la memoria proprio nel paese in cui avrebbero dovuto spiccare il volo.
Questa è la storia di un battito d'ali perso in quella piazza e della sua ricerca negata.

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ESTRATTO DAL LIBRO
IL PARADISO ALLA 718
«Andiamo in camera!» Disse Luce in modo burbero quasi fosse un ordine.
«Sì - risposi - domani ci aspetta una faticaccia, tutto il giorno in quel laboratorio a discutere di pistoni e ultrasuoni, meglio un bel riposo».
Vidi Luce andare alla reception anticipandomi prendendo la chiave della mia camera, la 718 che teneva in mano, insieme con la sua, la 321.
È abitudine negli alberghi utilizzare la prima cifra, o le prime due, della numerazione delle camere per indicare il piano, questo stava ad indicare che c'erano quattro piani tra la camera di Luce e la mia così, avviandoci agli ascensori, schiacciai il tasto di chiamata per la salita; sei ascensori erano al servizio degli ospiti e quindi per rompere il silenzio imbarazzante che si era creato, giocai dicendo che l'ascensore sarebbe arrivato: «...su questa porta!» Ed indicai l'apertura più vicino a me.
Nel mondo dell'elettronica, però applicabile in tutti i campi dello scibile umano nessuno escluso, esiste una legge, detta di Murphy, non perché ne fosse stato l'inventore ma il primo malcapitato (certificato) a subirla. Dice all'incirca che se per qualche probabilità qualcosa può andare storto, sicuramente... andrà storto.
Questo per spiegare che l'ascensore che si rese disponibile non fu quello da me indicato, ma quello al fianco destro, dove Luce era più vicina. Così, sempre con entrambe le chiavi in mano, salì per prima e premette il tasto 7 tenendo poi il dito sul tasto dell'apertura porta finché non fossi entrato completamente nel vano. Appena messosi in moto l'ascensore, ingenuamente cercai di schiacciare il tasto 3, quello del piano di Luce. Lei in punta di piedi si attaccò al mio braccio e si strinse, cercando la mia bocca, regalandomi un bacio inaspettato, intenso e focoso.
Capii in quell'istante che sarei diventato il più grande architetto del nostro castello di carte.
Ebbi subito una sensazione inebriante, la punta della lingua di Luce guizzava attraverso le mie labbra; fu un bacio così lungo che giungemmo, senza accorgercene, al settimo piano. Io non volevo staccarmi da quelle labbra tanto desiderate, da quell'esaltante sensazione, dal sogno che si stava realizzando. Infatti, per poi poter uscire dall'ascensore, mi toccò pigiare il tasto d'apertura delle porte, perché nel frattempo, queste si erano richiuse.
Fu tutto un turbinio vorticoso d'eventi, la corsa nel lungo corridoio moquettato che ci portava verso la mia camera, l'inserimento della chiave nella toppa, che nella fretta e con la complicità di Murphy appunto, non voleva aprirsi. Poi la schedina che permetteva di dare illuminazione alla stanza, anche l'introduzione di questa non fu scevra da difficoltà, tutte queste operazioni le stavo facendo come un automa, pensavo solo a Luce che continuava a stare aggrappata alla ricerca delle mie labbra.
La valigia aperta in terra, complice del mio disordine, ci fece inciampare e in un attimo senza nessuna parola ci trovammo sdraiati sul mio letto, ingombro da libri e documenti sparpagliati ancora dal primo pomeriggio.
Altri baci e carezze continui, senza apparente soluzione di continuità, tanto che il tempo passava e non capivo quanto. La sensazione di essere lì con Luce era una cosa superlativa, paradisiaca. Io, che avevo preso l'abitudine di considerarla come un corpo che traduceva le mie parole in suoni incomprensibili e viceversa, ora la sentivo stupenda e selvaggia, una gatta che si strofinava sul mio corpo, che gemeva toccandola, che esplodeva in una femminilità che neppure immaginavo possibile, una metamorfosi naturale, che non poteva essere finzione.
Passò almeno mezz'ora in cui restammo senza parlare in quella condizione di benessere e piacevolezze a godere della tanto desiderata intimità. Fu Luce a parlare per prima, mi sussurrò all'orecchio:
«Finalmente... è dal primo giorno che ti ho visto che ho immaginato questo e siamo solo all'inizio, te lo assicuro!».
Intesi in quel momento che non avrei mai capito veramente come la pensano i cinesi.
Mi domandò alcuni "aspetti tecnici" e poi mi chiese di poter andare in bagno per prepararsi. Io le porsi l'accappatoio messo a disposizione dall'albergo e lei, togliendosi la camicetta, si fece vedere in reggiseno, poi entrò nel bagno e immaginai il seguire del suo spogliarsi.
Rimasto solo, seduto sul letto, alzai lo sguardo e vidi la mia figura riflessa nello specchio. Mi domandai: «...ma è proprio Luce quella, non è che sto sognando?» Volevo darmi un pizzicotto e se poi mi fossi svegliato? No, era meglio continuare, miraggio o no... eppure lo scroscio dell'acqua dal bagno non era un sogno.
Sentivo il mio sesso spingere nei pantaloni tanto da minacciare la chiusura lampo ...beh ho detto minacciare, anche se la zip certamente non si sentiva così intimorita e per evitare altre improbabili discussioni decisi di prepararmi anch'io.
Mi tolsi le scarpe, la camicia, i calzoni e le calze. Restai in maglietta e slip, non sapevo se prepararmi con l'accappatoio o attendere che il bagno si liberasse. Sentivo il rumore dell'acqua della doccia e quindi pensai che forse qualche minuto lo dovevo ancora aspettare; presi dal minibar una bottiglia mignon di un superalcolico, la prima che mi capitò e la tracannai, era un discreto whisky che scaldò immediatamente lo stomaco, non prima di avere bruciato ben bene la gola.
Quando poi, gettando il contenitore vuoto all'interno del cestino dell'immondizia mi voltai, vidi Luce infagottata nell'accappatoio, i capelli nerissimi ancora di più adesso che erano bagnati che si raggrumavano in ciocche, la pelle bianchissima e dalla generosa apertura dell'accappatoio vedevo il suo seno, seminascosto, bianchissimo con il colore del capezzolo scurissimo, in un mix di contrapposizione.
Mi venne in mente che Luce un giorno mi aveva detto che per le donne cinesi l'abbronzatura non è ricercata anzi, la donna scurita dal sole è quella che lavora nei campi, la contadina; la donna di città è di carnagione bianco latte e per mantenerla tale si ripara sempre dal sole.
Sorrisi a quel pensiero, tuttavia lei e la sua pelle bianca aumentarono l'eccitazione o forse erano già i primi risultati dell'alcol in circolo. Si avvicinò, mi tolse la maglietta e guardò stupita il mio petto, pieno di peli biondo scuro; anche questa villosità è una cosa che, per i cinesi, non è molto gradita, ma evidentemente, anche Luce si stava eccitando.
Dissi che sarei andato io in bagno a prepararmi e lei mi baciò nuovamente, un bacio rapido e scostando il viso, si avvicinò all'orecchio destro, mi diede un piccolo morso, sentii il suo alito accarezzarmi e poi pianissimo mi disse:
«Sì, vai ma non chiudere la porta!».
Effettivamente non la chiusi, mi tolsi l'ultimo indumento gettandolo nel cesto della roba sporca e m'infilai nella doccia, bollente come piace a me.
L'ambiente saturo di vapor d'acqua creava una nebbia tipo valpadana e questo non mi permise di vedere l'entrata di Luce, la percepii da un tocco sulla schiena, in una sorta di massaggio che iniziava dalle spalle e scendeva lungo la spina dorsale, un massaggio che aumentava la mia voglia. Lei restava dietro di me e continuava con una salita e discesa sempre più incisiva e verso il basso, fino ad arrivare ai miei glutei, che toccava ed accarezzava in modo delicato, seguendone la rotondità e lisciando il segno di giunzione. Era una cosa a cui non ero abituato, nessuna donna mi aveva fatto un massaggio così intenso e sensuale, solo con degli sfioramenti.
Scoprii che ci sono movimenti e carezze che danno un piacere quasi violento che fino allora non avevo ancora apprezzato. Appena stavo per rilassarmi Luce smise e si pose davanti a me.
Mi toccava il petto e poi il mio sesso che l'effetto doccia aveva ovviamente rilassato, ma dopo questi toccamenti aveva ripreso la sua posizione, pronto per la contesa. Se ne accorse e cominciò a stimolarlo piano, con la mano, delicatamente, nel frattempo con l'altro braccio si appese al collo e mi baciò.
Questa volta fu un bacio lungo e pieno di promesse con l'acqua che scendeva a rivoli sul viso, l'immagine di Luce era stupenda, mai mi sarei immaginato, poche ore prima, di essere in quella posizione con Luce, tutta per me.
Ad un certo punto si staccò ed iniziò a baciarmi sul collo, per poi scendere, scendere, scendere... mi resi conto che Luce voleva fare una cosa speciale e la fece, anche questa rapida, una serie d'aperitivi su quello che ci saremmo gustati dopo.
E dopo fu proprio così...
Mi asciugai velocemente, Luce mi aveva anticipato e la trovai senza veli, distesa sul letto. Vidi la mia versione de L'Origine du Monde dal vero e non per mezzo della modella Joanna.
Fu un turbinio di piacere, di sensazioni che non avevo ancora così intensamente provato, mi resi conto che lei ebbe più di un orgasmo, si agitava spesso e faceva delle grida soffocate a bocca chiusa.
Io trattenni molto del mio impeto, la sentivo fragile e temevo di provocarle del dolore. Avevo timore di schiacciarla, perché la mia costituzione robusta e massiccia faceva sembrare, al confronto, il suo corpo gracile e delicato.
Però liberai molte farfalle dal mio stomaco.
Due ore di piacere molto intenso poi il riposo ci trovò abbracciati, lei dormiva ed il suo viso esprimeva gioia. Pensai e decisi che quella era la mia anima gemella, tanto diversa da essere unica.
Era già notte fonda quando la sentii alzarsi e rivestirsi.
Le chiesi di restare tutta la notte con me. Lei mi disse che non voleva e non poteva:
«Se per voi occidentali il sesso è una cosa normale, da noi in Cina è un atto non solo sconsigliato ma spesso proibito. Il sesso, c'è stato insegnato, serve solo per la procreazione, certo per voi diventa una cosa normale e necessaria quasi come il mangiare, il bere, il dormire o anche il comunicare, per noi cinesi non è esagerato dire che non ne abbiamo bisogno. E non solo dell'atto sessuale in sé, ma anche tutto quello che ci gira intorno, incluso l'amore».
Mi accesi una sigaretta ed andai alla finestra per scostare i vetri e permettere di cambiare aria, non volevo impregnare di fumo la stanza.
«È vero che molte cinesi ancora oggi arrivano vergini al matrimonio, è una prerogativa, soprattutto nelle campagne; il sesso significa solo procreazione e non piacere. La frequenza dell'atto sessuale nelle coppie sposate diminuisce una volta nato il primo figlio.
Il sesso al di fuori del matrimonio è malvisto e legato all'industria della prostituzione; ti ricordi stasera come tutti mi guardavano? Una giovane cinese con un laowei, uno straniero, non può che essere immoralità!».
"Ecco il perché era così nervosa stasera nel dopocena" pensai.
«Ovviamente esistono infinite eccezioni, noi giovani stiamo prendendo abitudini più simili alle vostre e la differenza, tra i residenti urbani e i contadini, è molto segnata; un movimento di libertà sta nascendo; la ricerca non solo dell'emancipazione d'espressione, troppo spesso soffocata da leggi ataviche e di partito, ma anche la lotta dal pregiudizio».
«Devo pensare che tu sei stata con me per ripicca, per vendetta contro gli sguardi indagatori di stasera?».
«Ma cosa credi? Io ti sento vicino, simile a me anche se sei completamente differente. Sento che riuscirò ad amarti. Sai la parola amore in cinese si pronuncia ai e l'ideogramma che la rappresenta ha al centro del carattere il simbolo del cuore xin racchiuso dall'ideogramma respiroe dal concetto di movimento aggraziato.
L'amore per noi è una fonte inesauribile d'ispirazione che soffia la vita nel cuore e dona grazia e armonia al corpo umano».
"Amore - pensai - io forse non sono mai veramente riuscito ad amare, ho sempre avuto paura del salto nel vuoto, di lasciare la mia anima in mano ad altri".
Mi venne quindi da chiederle:
«Nel linguaggio corrente noi siamo soliti individuare nella testa la sede della ragione e nel cuore la fonte delle emozioni: è il cuore ad ardere d'amore, mentre la ragione lo controlla. Anche tu puoi condividere questa descrizione?».
«La tradizione cinese non contempla l'idea dell'anima dotata di ragione e capace di decidere liberamente. Prevede invece l'esistenza di un solo organo che presiede alle funzioni intellettive ed emotive. Vi è una sola sede per i sentimenti e le idee, per le passioni e le intenzioni: la mente-cuore che è in grado di giudicare e fare scelte».
Capii qualcosa in più di quel popolo grazie a Luce che aprì la sua mente-cuore a me, uno straniero, un laowei. Io non immaginavo ancora quanto quel sentimento ci avrebbe legati. Per sempre!
La lasciai andare in camera sua forse doveva rimanere sola con se stessa, riposarsi per il giorno dopo, per continuare la sua vita. Per me iniziava una nuova esistenza.
Il mattino seguente, perfettamente truccata e col suo caratteristico modo professionale di confrontarsi, solo con gli occhi leggermente più gonfi dovuto alle ore di sonno perse, continuò il lavoro senza lasciar trapelare nulla, anche se io mi distraevo e nascostamente le accarezzavo i capelli; il suo sguardo al mio tocco però si scioglieva e dai suoi occhi scuri uscivano lampi di luce polarizzata, che superavano ogni ostacolo e mi entravano diritti nel cuore.
La giornata fu pesantissima, nel pomeriggio ci liberammo verso le quattro e Luce mi chiese se volessi visitare un'antica casa da tè, dove eravamo stati invitati a partecipare ad un rito millenario che si svolgeva in quella sala.
IL SILENZIOSO BATTITO D'ALI
Storia di una farfalla schiacciata in Piazza Tien An Men
Nuovo romanzo di Claudio Cantore.
Il piacere di viaggiare porta l'autore ad esplorare, con un nuovo romanzo, il continente cinese durante i suoi primi vagiti di apertura al mondo. La Cina di fine anni '80, catapultata ai giorni nostri. La Cina di piazza Tienanmen.
Così dice la prefazione:
I sogni di gloria rendono veramente liberi!
Gli scienziati affermano che lo spostamento d'aria generato da un battito d'ali d'una farfalla, può amplificarsi fino a diventare un tornado in un altro continente.
Le migliaia d'ali che insieme hanno battuto l'aria il 4 giugno del 1989, in Piazza Tien An Men, hanno generato un uragano che ha spazzato via un impero, distrutto un muro che divideva il mondo, generato la fine di una guerra non dichiarata e combattuta con spionaggio e agenti segreti, soprannominata: "guerra fredda".
La paura di questo battito d'ali ha cancellato la memoria proprio nel paese in cui avrebbero dovuto spiccare il volo.
Questa è la storia di uno di quei tanti battiti d'ali spezzato in quella piazza e della sua ricerca negata.
Il protagonista si trova a passeggio nella Shanghai moderna e ricorda il suo passato d'imprenditore in quella Cina, fine anni '80, in cui ha lavorato ed ha scoperto.
Un grido di libertà, un battito d'ali di una farfalla.
Egli s'innamora di una di quelle farfalle, che sarà schiacciata in quella piazza dove, per combattere quelle farfalle, usarono i carri armati.
La sua figura d'imprenditore diventa quasi una copertura alla ricerca di una verità scomoda, capire cosa è successo in quella piazza il 4 Giugno 1989.
Questa sua ricerca lo renderà sgradito al governo cinese ed espulso per oltre vent'anni, ma le sue ricerche produrranno un movimento chiamato: Le Madri di Piazza Tien An Men, che ancora non sono riconosciute nella ricerca della verità, nonostante il Gigante si sia risvegliato.
Sarà una ricerca che accompagnerà per mano il lettore a scoprire cose nascoste dietro alla normalità cinese, che porterà a nuove verità, sempre più scomode, che nessuno potrà denunciare.
Un bel romanzo, ingentilito da un olio su tela dell'artista Silvia Rege Cambrin, con una storia d'amore struggente che al lettore farà conoscere o ricordare fatti che la memoria ha scordato. Il governo cinese ha cancellato e continua a farlo tutt'ora, il ricordo di quelle migliaia di vittime innocenti, su quella immensa spianata di 440.000 metri quadrati, chiamata: La porta della Pace Celeste; Tien An Men, in una notte d'inizio giugno di ventisette anni fa!
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