LA PRINCIPESSA DIVENTATA REGINA

13.06.2011

Il Destino permetterà a questo libro di rivedere la luce e ricordare quello che il tempo ha cercato di cancellare

Questo è il motto che Maria Vittoria ha fatto incidere sul cofanetto in cui ha riposto la sua autobiografia, i suoi appunti di un viaggio, di una vita seppur breve, ma intensa, così da portarla ad essere, a ventiquattro anni, regina di Spagna e madre di tre grandi uomini, che hanno dato lustro e importanza all'Italia.

Rincorriamo questa biografia come lo scoprire un segreto, regalatoci dal tempo, offerto da un romanzo che ha come scenario la metamorfosi, che Torino ha avuto in questi anni, scoprendo quanti altri segreti la nostra terra nasconde.

Cicerone eccezionale in questo libro è Vittoria Calligari, che ci prende per mano e ci fa volare nel tempo.

La ragazza che ben rappresenta la voglia, la sfida della nuova Torino.




Racconto romanzato di tre donne, di tre generazioni ed epoche differenti, di tre storie collegate con un sottile filo rosso di un segreto, tramandato e infine svelato.

Maria Vittoria:

«Mi fecero anche uno stupendo abito da regina, che indossai all'arrivo, in modo da prendere ufficialmente l'onore della corona. Scrissi al parroco di Reano, il caro don Ferrero, che quel mio abito sarà donato alla parrocchia, alla mia chiesa, per farne un Santo Paramento, almeno la gloria del vestito non sarà vana!».

Nonna Odilia:

«Sì, aveva anche i capelli rossicci, ma erano un tantino sporchi e sembravano castani, coperti con un berretto di lana... grigio, o forse di altro colore quando era nuovo; occhi profondi, celesti, che mi hanno colpita dal primo sguardo, uno sguardo che trasmetteva sì tristezza, per cose orribili viste, ma che la giovinezza voleva riscattare. Anche lui era stato sicuramente colpito dalla mia giovane età e dal vestito portato. Quel ragazzino appena diciannovenne, con una sigaretta in bocca e il mitra in spalla, due bombe a mano e una pistola appese alla cintola, con le scarpe rotte, ma con tanta voglia di vivere, era tuo nonno, Lucio Amprino».

Vittoria Calligari:

«Io ora sono qua, sul bastione principale, con il vento che mi soffia nei capelli in direzione del mare, il mare azzurro che abbraccia la terra ed il cielo celeste, con una linea d'orizzonte che separa, ma sembra unire i due elementi. I gabbiani che restano immobili controvento schernendo noi umani che non siamo capaci di volare come loro, senza fatica, cambiando solo poco il profilo delle loro ali, per meglio spostarsi. La nave che carica di container si allontana dal porto per puntare in una lontana e sconosciuta destinazione».


Estratto dal LIBRO

Benito Pérez Galdós, così descrisse il mio ingresso a Madrid: "Arrivato il giorno dell'ingresso a Madrid della nuova sovrana, regina Maria Vittoria, mi piazzai al Prado, dove era previsto il passaggio della comitiva reale. Ero in veste ufficiale di giornalista, il mio capo, mi dette chiare indicazioni di come dovevo scrivere, raccontare la nuova regina con rispetto, ma senza entusiasmo. La mia impressione di quel giorno, invece fu che la nuova regina era estremamente virtuosa; però non sarebbe riuscita a captare l'amore e la stima degli spagnoli, perché non si vogliono amare i re, ancor meno se sono stranieri. La regina che vidi era una bellissima donna, di grande presenza femminile e ben in carne un po' appesantita forse dalle recenti maternità. Sul viso dolce, si avvertiva un importante profilo che racchiudeva la fierezza napoleonica, un sorriso semplice e pulito accompagnato da uno sguardo malinconico ed impaurito dalla novità. La dignità reale si vedeva forzata, un pensiero, che sembrava dire a noi altri che non sarebbe stata un peso, lei era li, perché le carte lo comandavano.

Di questo parere ne ebbi conferma in seguito, quando Ella seppe trasformare il rigido protocollo reale in cose semplici. Vederla passare sulla carrozza reale, alla destra del re Amedeo, che non si stancava di salutare, capii che questa regina, sarà molto amata dalle donne umili, di grande cuore, della classe media, quelle che si chiamano signore senza essere dame. Queste invece brillarono per la loro assenza, anche in quest'occasione".

Arrivammo al Palazzo Reale, un trionfo d'edificio e pensai, prima di entrare, a quanti importanti e gloriosi personaggi erano passati da lì, quanta storia, quante decisioni furono prese in quelle stanze che determinarono lo svolgersi del passato, non solo della Spagna, ma anche dell'Europa. Ed ora toccava a me, superare quella soglia, nel modo di maggior prestigio possibile, a soli 24 anni; io una principessa di un minuscolo feudo italiano, diventai regina della Spagna.

Un pensiero corse a te babbo, alla mamma e a Beatrice, che dall'alto dei cieli eravate felici di vedermi fare questo grande passo.

Tutta la servitù in livrea, i portieri erano vestiti con una divisa rossa, erano buffi da sembrare dei gamberetti appena scotti, un rosso rubino, ma non dissi nulla perché Amedeo mi aveva avvisato che tutto era stato disposto in perfett'ordine dal Dragonetti.  



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