LA DONNA DEL LAGO

10.05.2018

Diario di una vita spericolata e vissuta intensamente

«La libertà è una fiamma che nessuno può spegnere. 

In tutto il mondo ci sono uomini e donne che la faranno sempre ardere.

Anche a costo della vita».


Nelson Mandela 


"Che disastro!

La tavernetta è tutta in disordine, ma è una giornata speciale... Specialissima!

Oggi, sabato 13 maggio 2017, la mia Paoletta ha compiuto i suoi sedici anni.

Con gli amici ha festeggiato e ora mi trovo piatti di plastica sporchi di torta, bicchieri con fondo di coca cola.

Annusando bene qui c'è anche qualcos'altro... e che mi ero raccomandata: niente superalcolici!

Dai, non devo arrabbiarmi; sedici anni vengono una volta sola.

Poi domani Francesca, la signora che viene tre volte la settimana per darmi una mano in casa, anziché stirare, le chiederò di fare la pulizia a fondo di tutta la tavernetta".

Mettendo a posto i regali, mi soffermo sui bigliettini cercando di capire il linguaggio dei giovani, i loro messaggi:

"T. A. T. V. T. B. ...ma cosa hai capito?!?!

TANTI AUGURI TESTA VUOTA TUTTA BACATA".

"Oggi per il cielo è un giorno triste, perché questo stesso giorno di ... (16) anni fa ha perso una stella, la stella + bella e splendente... ha perso TE!!!

Buon Compleanno a una persona tanto speciale".

"Tanti auguri... che tu possa passare una favolosa giornata. I miei complimenti per essere arrivata a questa data con l'intelligenza e la bellezza che hai.

Buon Compleanno!".

"Il tempo passa veloce per tutti... scorre via come acqua di sorgente... tu sorridi!

Goditi questa giornata e tutti gli altri giorni della vita!

Buon Compleanno!".

"Oggi è nata una stella... auguri Paoletta, sei la cosa più bella che io abbia mai avuto...

Ti voglio bene e non smetterò mai di farlo...".

"Quest'ultimo è di Matteo, me ne ha parlato Paoletta più volte...

'Matteo di qua, Matteo di là'. Come mamma devo preoccuparmi!" Pensavo che forse era anche un po' di gelosia materna.

"È che lui è già grande, diciotto anni compiuti da oltre sei mesi e con la sua fiammante 500L.

Solo che non mi devo impensierire; mi hanno detto che sarebbero andati tutti insieme a mangiare una pizza, però se hanno bevuto...

Devo iniziare a impensierirmi?

Già, cuore di mamma..."

Non ci pensai più su e mi misi a lavorare per togliere quel disastro.

Iniziai con un sacco nero a raccogliere tutti i piatti e bicchieri, bottiglie vuote, forchettine, coltelli di plastica.

"Meno male che è quasi tutto materiale usa e getta, quindi tutto nell'indifferenziato; con questa mania della separazione sono più i sacchi da portare nei cassonetti che altro, ma dicono che così diamo una mano a salvaguardare l'ambiente e il materiale riciclabile viene mandato nelle Aziende che lo recuperano.

Toniamo a noi: bisognerà passare lo straccio per terra, qui è tutto appiccicoso.

Anche sul sofà! Accidenti che guaio, adesso dovrò far lavare tutte le fodere... su, non perdiamoci d'animo e cominciamo".

Nello smontare il divano trovai una confezione curiosamente sospetta. 




Questo Libro è stato scritto a quattro mani, insieme alla Scrittrice Daniela Fassone 


Il libro ripercorre la liberazione del Sudafrica dall'Apartheid, ultima nazione al mondo ad avere una segregazione razziale dei Bianchi sui Neri. Un libro che esalta l'operato di Nelson Mandela e la sua idea dei Tribunali del Perdono (TRC) che hanno davvero permeso di far tornare il Sudafrica un paese "normale" e permessa l'integrazione.


Estratto dal LIBRO

L'incontro avvenne in una sala magna del Tribunale di Città del Capo. Tutta la Commissione TRC era seduta al tavolo, con, di fronte, i cartelli indicanti i propri nomi, così vidi finalmente i commissari dal vivo; non erano solo più dei nomi a cui corrispondevano dei titoli onorifici.

Il resto della sala era occupato da un centinaio di persone. A noi sei (si era aggiunta anche Molly, oltre a Robert che era diventato ufficialmente il nostro capo responsabile) ci riservarono dei posti in prima fila, leggermente sulla destra, mentre quelli frontali erano riservati ai membri del Governo e ai vari politici.

Un grande manifesto bianco con le scritte blu sovrastava l'insieme:

TRUTH AND RECONCILIATION COMMISSION

HEALING OUR PAST

PRESENTATION

CAPE TOWN, 20th FEBRUARY

"Healing our past: guarire il nostro passato!"

Un bel motto, molto efficace, che in poche parole condensava gli obiettivi che bisognava raggiungere.

Un compito delicato e critico.

Eravamo in attesa dell'inizio; i membri stessi della Commissione erano ancora fuori dai loro posti e parlottavano in gruppi differenti, quando la sala ammutolì improvvisamente.

Tutti si alzarono, anche noi ma senza capire il perché.

I Commissari, in piedi, battevano le mani guardando verso l'ingresso di destra, da dove una testa bianca spuntò inaspettata.

Era arrivato, forse non inatteso, Nelson Mandela, il Presidente del Governo, icona della resistenza anti-Apartheid, il grande e saggio vecchio che aveva il compito di traghettare il Sudafrica fuori da quella palude in cui si era arenato.

Per me fu una grande emozione, fino ad allora non mi era capitato di vederlo di persona e ora era là, a poche decine di metri da me. Di colpo, m'inorgoglii del lavoro che stavamo svolgendo.

Fu l'Arcivescovo Tutu che, dopo un caloroso abbraccio, lo presentò e gli diede la parola.

Il caldo e sincero applauso si spense e in platea calò un silenzio totale, tutti eravamo in trepida attesa:

«Egregi Commissari, Delegati, Politici, e a tutti i partecipanti, buongiorno!

Oggi è una giornata importante per la nostra Nazione e non potevo non presenziare all'inaugurazione del lavoro di questa Commissione.

Oggi nascono i TRC Truth and Reconciliation Commission, meglio noti come Tribunali del Perdono. Io desidero aggiungere ancora i Tribunali della Riconciliazione. "Perdono e Riconciliazione" saranno così le parole che ci permetteranno di avere un futuro.

Noi non vogliamo sapere chi è più forte, se il Sole o il Vento, questo era il dilemma dell'Apartheid. Mostrare i muscoli per essere i più forti.

Chi siamo allora noi?

Vi cito una poesia, già riferita nel mio discorso d'insediamento due anni fa, qualcuno l'avrà già sentita, ma non preoccupatevi: "repetita iuvant", come dicevano gli antichi romani».

Prese un foglio dalla tasca della sua giacca blu, inforcò gli occhiali e iniziò:

«LA MEDITAZIONE di Marianne Williamson

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite.

È la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più.

Ci domandiamo:

"Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?".

In realtà chi sei tu per non esserlo?

Siamo figli di Dio.

Il nostro giocare in piccolo, non serve al mondo.

Non c'è nulla d'illuminato nello sminuire se stessi

cosicché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini.

Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi.

Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi.

E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere,

inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso.

E quando ci liberiamo dalle nostre paure,

la nostra presenza automaticamente libera gli altri».

Quando il Presidente Mandela alzò gli occhi dal foglio e si tolse gli occhiali, un forte applauso si riversò su di lui; vedevo alcuni componenti della Commissione sul palco che piangevano, commossi da quelle parole.

Mandela riprese la parola:

«Grazie per il calore, ma dobbiamo rivolgerlo a loro» disse voltandosi verso i membri della Commissione. «Sono loro che avranno il compito più difficile. Preghiamo Dio che illumini il loro cammino e li sostenga nelle difficili scelte che dovranno fare.

Lascio al mio grande amico Tutu la parola, lascio a voi il palco dopo avervi salutato con un grandissimo augurio di buona fortuna e buon lavoro.

"Goeie werk en god wees by jou"».

Dopo aver stretto la mano a tutti i delegati, Mandela se ne andò.

Fu un fugace saluto che riempì d'adrenalina la sala.


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