NON SPARATE AL CUOCO

14.02.2012

Vita avventurosa di un Cuoco piemontese tra Rivoluzioni, Brigatismo rosso e Desaparecidos argentini

Un "Forrest Gump" dei fornelli è il protagonista della storia che spazia tra la fine degli anni '60 e ci porta in piena attualità degli anni di Piombo e al grande dramma argentino della DESAPARICION,  in mezzo a mille avventure, vissute dagli occhi di un cuoco professionista.


La Versione LIBRO non è al momento disponibile



L'idea del libro nasce da una immagine trovata su internet, di una ragazza di origini italiane, desaparecidas, questa immagine si è salvata dalla distruzione grazie ad un uomo che ha dedicato la sua vita alla caccia degli archivi del terrore: Martin Almada


PROLOGO

Oggi ho consegnato all'editore la bozza del mio decimo romanzo; enorme la soddisfazione, sua e mia ovviamente, poiché mi ha allungato, in cambio, un cospicuo assegno. Nel porgermi la busta, dal di là della sua scrivania di legno lucido, seduto nella sua poltrona, dondolandosi e stirando i lunghi baffi molto pronunciati, mi ha detto:

«Peccato... veramente un peccato non averti scoperto trent'anni fa, saremmo diventati molto ricchi, noi due...»

«Eh sì! Peccato...» ho risposto prendendo la busta. Tempo di controllare l'importo dell'assegno e, soddisfatto, saluto e faccio per andarmene.

«Ehi!! Ne voglio un altro tra sei mesi... CHE SIA UNA BOMBA!»

Mi ha urlato dietro, ma io non ho risposto, sono sempre così i nostri rapporti: tesi, ma rispettosi. Scendendo le scale, ho ripensato a quella frase: "Se solo s'immaginasse cosa facevo trent'anni fa...- pensai sorridendo con un ghigno rapace - non starebbe così tranquillo a dondolarsi".

Di colpo ho avuto un flash-back delle passate esperienze, una vita avventurosa che ha fortemente segnato il mio vissuto... e mi ha fatto capire!

"S'impara dal passato, per vivere il presente..." mi dissero un giorno. Oggi ho capito che il passato e il futuro non esistono, vale solo e solamente il presente!

Carico dei miei pensieri, esco in strada dove il traffico e una sferzata d'aria fredda mi riportano alla realtà e penso: "Perché non provare a scrivere, romanzando, la mia vita: Lastoria delle storie! L'editore non vuole sempre un racconto dirompente, scoppiettante e che faccia parlare? Ebbene che cosa più di questa mia vita! Il solco è tracciato, la Musa avvertita e quindi... al lavoro!"

A casa, Rita mi aspetta per cena; le ho promesso che stasera saremmo andati a teatro, a vedere una stucchevole opera moderna carica di aspettative e messaggi. Io li percepisco ma non riesco più a condividerli, la vita mi ha donato esperienze che hanno permesso di capire quanto sia bello vivere, ma anche quanto è insostenibile la leggerezza dell'essere se la libertà viene negata o soffocata.

Sono certo che, nelle due ore e mezza dello spettacolo, la mia Musa mi punzecchierà, e soffiandomi l'ispirazione, chissà che non mi regali già il prologo.

Un'altra notte insonne mi aspetta, lo sento!


ESTRATTO DAL LIBRO

Agli inizi degli anni ottanta, l'economia in Argentina fu preda di una grave crisi, una recessione che portò la chiusura di gran parte delle attività produttive e l'avvicendarsi di ben tre militari al Governo.

Era il gennaio del 1982, vidi Alfonso entrare nel ristorante; era parecchio trasandato, lui che era sempre impeccabile nella sua divisa di colonnello. Venne direttamente in cucina e con timbro marziale mi disse:

«Devo parlarti... subito!»

«Ma... non posso lasciare la cucina».

In realtà quella era una serata tranquilla, una delle tante a cui la crisi ci stava abituando. Decisi di chiudere tutto porre il cartello Cerrado ed invitare Alfonso nel mio appartamento, dove avevo qualche bottiglia speciale. I miei libri lo distrassero per alcuni secondi, poi riprese subito e disse:

«So tutto di te!»

Fece un pausa fissandomi negli occhi.

«Ti ho sempre coperto, altrimenti ora saresti anche tu là dentro, addirittura con il sospetto d'attività terroristica e collegamento con il brigatismo italiano».

Sbiancai, si vedeva che era serio. Non riuscii a dire nulla.

«Vedi... dentro l'ESMA, tu non puoi neppure immaginare, non è l'inferno, è peggio».

Presi coraggio e domandai:

«Perché mi dici questo?»

«Voglio dire tutto ai giornali. So che sei in contatto con un giornalista italiano».

«Se tu sai tutto, sai che sono venuto, per trovare Marta!»

«La Morello? Certo la tua parente. Non è mai arrivata a Buenos Aires, i nostri amici paraguaiani hanno fatto il lavoro per noi».

«Cioé?»

«Il volo della morte!»

Le gambe cedettero. Scoprii la verità che da alcuni anni stavo ricercando. Io, che speravo ancora di ritrovare la dolce Marta, magari in prigione... Ma non questo orrore!!

Neppure un corpo da onorare, desaparecida!

«Sai, ci furono spiegate alcune delle procedure per la cattura e lo smistamento dei sovversivi. Ci dissero che i sovversivi non sarebbero stati fucilati, giacché non si volevano avere gli stessi problemi avuti da Pinochet in Cile; neanche bisognava andare contro il Papa, perciò fu consultata la gerarchia ecclesiastica amica. Emerse che sarebbe stato adottato un metodo tollerato dalla Chiesa».

«Cioè?»

«Gente che si alza in volo e non arriva a destinazione, buttati nel bel mezzo del volo nell'oceano. Niente corpi, nessun problema».

Un silenzio raggelò l'aria per alcuni secondi.

Mi alzai, afferrai la bottiglia di whisky, due bicchieri. Misi del ghiaccio e servii.

«Guarda che non so se riesco a fare qualcosa, è da tanto che non sento Pietro, quello che tu definisci il mio contatto».

«Devi farlo! Rischiamo la vita. Due in più... per loro è uno scherzo!»

«Allora non facciamoci prendere dal panico. Tu cosa vuoi?»

«Voglio che il mondo sappia e faccia finire quest'eccidio».

«Pensi che sia possibile?»

«Tutti hanno paura che si venga a sapere cosa succede là dentro».

«Ma è davvero così terribile come dicono?»

«Quando saprai, capirai che non c'è limite all'orrore!»

Ebbi un tremito, immaginavo di sapere ma non abbastanza.

«Tutto iniziò con la morte di Peròn. Sua moglie, Isabelita, non seppe gestire la situazione, al punto che i latifondisti decisero che Videla, un militare, era il personaggio che poteva arrangiare le cose, arginando la minaccia della sinistra ma si misero in sella ad un cavallo impazzito e la triplice A, l'Alleanza Anticomunista Argentina, iniziò a far stragi con copertura internazionale. Sai cosa intendo con internazionale, vero?»

«Sì!» Dissi, ma Alfonso neppure mi guardò, bevve tutto d'un colpo e continuò:

«La Giunta decise che il lavoro di pulizia lo si doveva fare in modo nascosto: non si doveva far capire che l'Argentina stava diventando una nazione fascista... Era il Processo di Riorganizzazione Nazionale. La democrazia e le sue istituzioni erano inadatte per ristabilire la pace e l'ordine nel Paese. Inizialmente le azioni erano dedicate alla repressione delle organizzazioni guerrigliere e per il rilancio dell'economica con metodi neoliberisti; ma fu tutta messinscena per instaurare un regime di terrorismo di Stato. Subito fu promulgata la pena di morte ed aboliti i diritti civili.

Furono smembrati i partiti politici, i sindacati, le organizzazioni universitarie, tutti i mezzi di comunicazione vennero posti sotto il controllo della Giunta: chi detiene i media, detiene il potere!»

Lo disse fissandomi con i suoi penetranti occhi neri.

«Fu subito attuata la cosiddetta guerra sporca, per sradicare la sovversione e il pericolo comunista. In realtà, questa minaccia era una pura invenzione propagandistica per creare un clima di terrore e violenza.

I sequestrati vengono interrogati, torturati e la maggior parte assassinati... in centri di detenzione clandestina. I più famigerati in Buenos Aires sono l'Escuela de Mecánica de l'Armada (ESMA) e poi il Club Atlético e il Garage Olimpo.»

«Allora è proprio vero quello che dicono le Madri di Plaza de Mayo! Io ci sono stato un giorno di fronte all'ESMA».

«Avrai visto il frontale, ma sul lato vi è un ingresso in cui entrano ed escono i prigionieri. Io sono cresciuto in quella scuola, ho raggiunto la mia maturità, i miei gradi, poi ho dato lezioni agli allievi, ispirandoli ai migliori ideali militari ma questo lavoro di detenzione, è estraneo rispetto ai nobili ideali della formazione. Stiamo cancellando il nostro futuro».

S'interruppe chiedendomi di riempire nuovamente e fino all'orlo, il suo bicchiere.

«E senza ghiaccio!»

Mi disse, poi continuò:

«La cattura viene fatta da gruppi di volontari, militari o ex, senza divisa, spesso mascherati e che si chiamavano con nomi falsi».

Con un sol colpo svuotò nuovamente il bicchiere e lo ripose sul tavolo.

«L'operazione avveniva anche con la copertura della polizia locale. Fu inventato l'ordine della lux verde ...cioè durante l'operazione di pulizia veniva diramato l'ordine di non intervenire e quindi se qualcuno la chiamava, era inutile».

Prese dal portafrutta una pera e diete alcuni morsi decisi, forse per togliere il gusto bruciante del whisky e per attutire gli effetti dell'alcool messo in circolo dallo stomaco.

«Sono squadre addestrate e preparate, tutto avviene di notte, in modo da non avere testimoni. Le azioni sono rapide e si utilizzano delle autovetture nere, solitamente macchine di grossa cilindrata».

Mi chiese di cebrar Mate, cioè di preparare quella tipica bevanda argentina, che è l'infuso di foglie d'erba Mate, pianta originaria del Sud America.

così feci e lui invece si era acceso l'ennesima sigaretta, assaporò la prima boccata. Gli chiesi di darmene una:

«Non sapevo che fumassi».

«Il lavoro m'impone di non fumare ma ora ne sento la necessità; ti prego, continua».

«Ti stavo dicendo che la scuola militare fu subito scelta per la posizione strategica, io ero già allora un responsabile per la formazione. Immediatamente ci fu una riunione per spiegarci il nuovo incarico: ESMA doveva essere la copertura per un campo d'interrogazione. Anche se perplessi, noi militari capimmo l'esigenza di salvare il nostro Paese dall'invasione comunista.»

«E dai... - intervenni nervosamente - quella dei comunisti è una mania del continente... non ho sentito altro che comunisti e terroristi, per poi veder morire innocenti... ma qualcuno se n'è reso conto?»

Chiesi in modo provocatorio.

«Non lo so, io sono un militare, dovevo rispondere agli ordini, per cui iniziammo a scrivere procedure, fare protocolli e preparare le sale per gli interrogatori. Io capii, però, che non era una situazione normale, perché arrivò gente che aveva lavorato in Algeria, in Cile e altri posti, portando le più moderne tecnologie di tortura».

Alfonso spense la sua sigaretta ed io approfittai per andare a svuotare il posacenere.

«Continua che ti ascolto!» Dissi rientrando.

« Dunque... i primi tempi, la macchina di tortura non era efficiente e capitava che i detenuti morissero accidentalmente. Era un problema, perché ci si doveva sbarazzare del corpo. I sequestrati venivano registrati ma nessun giudice poteva chiederci resoconti: eravamo un'istituzione militare direttamente alle dipendenze del Governo, chi entrava all'ESMA perdeva tutti i diritti».

«Immunità militare...»

Dissi ironicamente.

«Diciamo che è l'organizzazione che presiede la sicurezza di uno Stato, ma se preferisci...»

Capii l'irritazione che stava aumentando in Alfonso e quindi decisi di non fare più battute. Pensai alla scena di Renzo, nei Promessi Sposi, mentre porta all'avvocato dei capponi che, appesi per i piedi, continuavano inutilmente a beccarsi tra loro, ma non dissi nulla al colonnello, non penso proprio che il romanzo manzoniano l'abbia letto.

«Ci rendemmo conto che occorreva far pulizia almeno una volta la settimana e quindi si utilizzò la tecnica dei Voli della morte. Capitava anche che alcune prigioniere fossero incinte o avessero bambini piccoli. Questi neonati erano un problema.

I venuti al mondo in detenzione erano affidati a famiglie benestanti, spesso con la compiacenza di qualche giudice che, falsificando le carte, dava una parvenza di legalità all'adozione».

«...e Luisito?»

Mi venne subito da domandare.

«Come ti dicevo, giudici corrotti mi fecero credere a un parto regolare e al non riconoscimento della madre. Invece non era così, Luisito è nato al terzo piano dell'ESMA, in un'apposita stanza dedicata ai parti. Le puerpere erano tenute in vita con la promessa della libertà a fine maternità, invece anche a loro sarebbe toccato il volo senza ritorno».

«Ma tu sai chi è la madre di tuo figlio?»

«Sì, ho fatto le ricerche e ho confrontato le date, e so chi è con certezza quasi assoluta... Ma non chiedermelo, non te lo direi... Neppure Carmen sa, né dovrà sapere nulla».

«Le Madri dicono che sono almeno cinquemila i desaparecidos che sono passati dall'ESMA».

«Non ci sono dati precisi, ma io penso che siano anche di più, e il 90% sono morti. Inizialmente si fucilavano e poi si bruciavano i corpi, ma la procedura era lunga e troppo visibile... sai, l'ESMA non è molto distante dalla Casa Rosada, su Avenida Colon... Quel tuo compaesano il tano che ha scoperto questo continente!»

Lo disse in modo ironico, un'altra beccata del cappone manzoniano, perché tano è un appellativo che gli argentini danno agli italiani. Questo termine deriva senza dubbio da napoletano e per un montagnino come me era quantomeno fuori luogo...

«Con i voli della morte tutto fu risolto. Da quel momento fu modificata la procedura. I detenuti che venivano traslados, erano raggruppati vicino all'uscita. Qui si comunicava loro che sarebbero stati trasferiti in un centro di detenzione situato nel Sud del Paese e sottoposti ad una vaccinazione.

In realtà questa era un'iniezione di Pentothal, che aveva lo scopo di addormentare le vittime, ma non di ucciderle. Da quel momento i detenuti, vivi ma incoscienti, erano spogliati, fatti salire su dei camion e poi imbarcati su aerei militari per essere buttati, ancora in stato d'incoscienza, in pieno oceano.

Tutti gli ufficiali, a turno, prendevano parte all'operazione, che durava all'incirca un'ora e mezza».

«Anche tu, allora?»

« No! Io mi sono sempre rifiutato d'essere complice di questi omicidi. Il mio compito, il mio giuramento m'impone di condividere, ma nulla di più. Ebbi una forte discussione nel corso della quale minacciai le dimissioni. Poi la questione si sistemò... Ma ora hanno davvero esagerato!»

«Cosa intendi?»

«Ormai si è capito che le confessioni estirpate sotto tortura sono assolutamente inaffidabili. Il detenuto dice esattamente quello che si vuole che dica, ma è una falsa verità, una realtà creduta dai torturatori, che porta... solo altra morte».

Aggiunsi del Mate nella sua tazza.

«Non è più una guerra per il riscatto dello Stato, ma è solo una corsa individuale alla propria salvezza. Si è arrivati addirittura all'uccisione d'innocenti, amici di persone sospette. Tra questi, non ho mai trovato nessun caso di pericoloso terrorista... ma ho intravisto il suicidio della Nazione. La finalità è sempre stata quella di terrorizzare la popolazione soffocando così ogni dissenso al regime».

«Sì, è vero!»

Mi resi conto che Alfonso voleva che decidessimo come agire.

«Cosa pensi, che ti lascino fare la tua denuncia?»

«No, per questo sono qui con te. Carmen non sa nulla e non dovrà sapere niente fino alla fine, io voglio che il mondo scopra le nefandezze che si stanno perpetuando in Argentina di nascosto. Voglio... solo potermi rifare una vita nuova lontana da questo Paese impazzito».

«Ti ricordi quando nel '78 durante i Mondiali la cantante italiana Ornella Vanoni, gridò al mondo lo scandalo dei desaparecidos e non fu creduta, anzi... proprio qui in Argentina fu derisa, addirittura espulsa come non gradita. Tu pensi che io possa garantirti che questo non succeda?»

«Tu puoi mettermi in contatto con qualcuno che può aiutarmi e con te non rischio, so che tu sei una persona onesta e idealista. Facendo questo insieme, forse riusciremo a salvare qualcuna di quelle anime perse».

Decidemmo quindi di rivederci. Io avrei cercato Pietro per capire se c'erano interessi per far esplodere questa bomba.

Certo fu una brusca doccia fredda questa, iniziata con lo scoprire che ero un possibile desaparecidos anch'io.

Apprendere la sorte di Marta, l'amata sorella acquisita.

Vedere l'austero militare spaccarsi il petto per far uscire la propria anima mortificata.

Il tutto in meno di due ore, ma pensai che potevo agire, finalmente... fare qualcosa!


GALLERIA FOTOGRAFICA


Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia